giovedì 29 settembre 2011

IL patron del marchio SFRUTTo' 180 PRIGIONIERI DI GUERRA

Hugo Boss nazista, la griffe fa ammenda

Mea culpa sul passato del fondatore, raccontato in un libro commissionato dalla stessa casa tedesca

IL patron del marchio SFRUTTo' 180 PRIGIONIERI DI GUERRA
Hugo Boss nazista, la griffe fa ammenda
Mea culpa sul passato del fondatore, raccontato in un libro commissionato dalla stessa casa tedesca

MILANO - Il mea culpa della griffe Hugo Boss sul passato nazista del suo fondatore. Che avesse sostenuto Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale fu accertato già all'indomani della fine del conflitto, ma fino ad oggi la famosa casa di moda tedesca aveva sempre dichiarato che Hugo Ferdinand Boss aveva appoggiato il regime dittatoriale solo per salvare l'azienda. Adesso un libro intitolato Hugo Boss, 1924-45, scritto dallo storico Roman Koester, docente all'Università di storia militare di Monaco e commissionato dalla stessa casa d'alta moda, rivela che l’allora patron del marchio d'abbigliamento non solo fu un fervente nazista, ma negli anni della guerra sfruttò nella sua azienda di Metzingen, nello stato del Baden-Wurttemberg, ben 180 prigionieri di guerra (140 francesi e 40 polacchi)
LAVORATORI FORZATI – A distanza di oltre 60 anni, la compagnia ha pubblicato un comunicato sul suo sito web nel quale chiede scusa ed esprime «il suo profondo rammarico verso quelle persone che hanno sofferto un danno e un forte disagio mentre lavoravano nell'azienda di Hugo Ferdinand Boss sotto il regime nazional-socialista». Il libro, che ripercorre la vita del fondatore della compagnia, ricorda che già nel 1933 la sua compagnia era il fornitore ufficiale delle divise del partito nazionalsocialista tedesco e dal 1938 cominciò a produrre anche le uniformi per l'esercito e per le Waffen SS. I prigionieri, racconta il sito web tedesco in lingua inglese The Local furono impiegati da Hugo Boss come lavoratori forzati e furono ospitati in un campo di concentramento costruito vicino alla fabbrica. I detenuti, per lo più donne, vissero in condizioni davvero precarie: l'igiene e il cibo erano scarsi e i ritmi di lavori massacranti. Le loro condizioni cominciarono a migliorare nel 1944, un anno prima della fine della guerra, quando su espressa richiesta di Hugo Boss i lavoratori furono spostati in alloggi più grandi e le razioni di cibo aumentarono.

DOCUMENTI INOPPUGNABILI
- Il professore Koester sottolinea che i documenti raccolti dimostrano inoppugnabilmente che il fondatore dell'odierna griffe fu un fervente nazista: «È chiaro che Hugo Boss non solo appoggiò il partito visto che riuscì a ottenere diversi contratti per la produzioni di uniformi militari, ma che fu un convito sostenitore del movimento politico». Lo storico afferma che l'ideologia del Terzo Reich fu assimilata profondamente dal proprietario dell'azienda tanto che le condizioni dei propri lavoratori furono davvero tragiche: «Possiamo solo ripete che il comportamento verso i lavoratori forzati fu allo stesso tempo severo e coercitivo» taglia corto lo storico. Dopo la fine della guerra Boss fu processo e multato per il suo coinvolgimento nelle strutture naziste. Morì nel 1948 e da allora la sua azienda, poiché le richieste di divise militari andavano sempre più diminuendo, cominciò la produzione di vestiti per uomo, settore in cui divenne prima leader nazionale e poi uno dei marchi più prestigiosi in ambito internazionale.
Francesco Tortora
 
FONTE:http://www.corriere.it/cronache/11_settembre_22/tortora-ugo-boss-scuse-passato-nazista_a802813a-e504-11e0-ac8f-9ecb3bbcc6bf.shtml

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