Presto cominciano a sorgere problemi persino all'interno della comunità, dove ebrei deportati, ebrei convertiti al credo comunista ed ebrei-nazisti cominciano a dar vita ad una serie di grotteschi battibecchi legati ai diritti degli insoliti viaggiatori del treno, arrivando perfino al punto in cui i comunisti designano i soviet dei vagoni di deportazione, in opposizione alla politica "dal braccio di ferro" di Mordechai, il mercante di mobili a capo dei finti nazisti. Ma gli abitanti dello schtetl non ingannano solo i militari tedeschi: per tutta la durata del viaggio, dei sabotatori della resistenza comunista tenteranno di far saltare il treno, credendolo un vero treno di deportazione, sia pur con scarsi risultati. Proprio quando sembrano essere scoperti da una truppa tedesca, la compagnia di ebrei si unisce ad una carovana di zingari i quali, travestiti da tedeschi, avevano fermato per un controllo il "treno fantasma". Lo squinternato treno riesce a raggiungere il confine sovietico, trovando la tanto sognata "salvezza" ed essendo finalmente liberi di ritornare nella terra promessa. Alla fine della storia, Shlomo racconta di come alcuni siano rimasti nell'Unione Sovietica per sposare la causa comunista, altri fossero tornati in Palestina (principalmente gli zingari) ed altri ancora avessero preferito andare in India (soprattutto gli ebrei).
Finale [modifica]
Negli ultimi fotogrammi Shlomo aggiunge: «Questa storia è vera... o quasi» e, dopo un allargamento di inquadratura, lo si può vedere sorridente dietro al filo spinato di un campo di concentramento, facendo capire che quella surreale e divertente storia fosse solo un espediente per raccontare la tremenda realtà dell'olocausto.Scelta di stile [modifica]
Il film è denso di momenti comici e grotteschi che affrontano i delicati temi dell'olocausto e del nazismo in maniera insolita e pioneristica rispetto a qualunque altro film che parli della Shoah, ma profondamente rispettoso di ciò che ha rappresentato quella pagina nera della storia europea. Le colonne sonore, a cura dell'artista bosniaco Goran Bregovic, rendono bene il tipo di ambientazione, dando un'impressione quasi fiabesca del naturale svolgersi della trama del film.Collocazione di genere [modifica]
Nonostante per tutta la durata del film prevalga un registro cinematografico più vicino alla commedia, o addirittura al comico, molti archivi o recensisti del mondo del cinema hanno preferito collocare quest'opera all'interno del genere drammatico. Questa scelta, quando viene adottata, trova giustificazione esclusivamente negli ultimi secondi del film, in cui il finale crudo diventa il vero elemento discriminante, nonostante il resto della pellicola possegga, in realtà, un registro completamente diverso.Ambientazione [modifica]
Il film è stato girato a Bucarest, in Romania.Clicca il link per vederlo:
TRAIN DE VIE
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